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Si mise in luce (scalzo e senza far rumore…) agli inizi degli
anni 60, lavorando per i francesi, soprattutto in Algeria, ma….
ti prego di notare, curando nell’ombra, anche alcuni interessi
che ancora rimanevano loro nell’Asia sudorientale.
A partire dal 1963, quelli del nostro ramo cominciarono ad
occuparsi di lui. In periodi diversi lavorò per la Gran Breta-
gna, per la Cina comunista, per l’Italia, per in Sud Africa, per
il Congo, per il Canada, e fece anche un paio di lavori per
la CIA.
Prestò anche la sua opera come consulente per l’IRA e per
l’OAS (contro i suoi ex datori di lavoro francesi). Il suo lavo-
ro era sempre soddisfacente, e non ci sono rapporti che par-
lino di insuccessi.
Si faceva pagare molto bene. Una puttana di alto bordo.
Corre voce che fosse alla ricerca di un colpo grosso. Non è
chiaro perché si fosse messo in questo ramo, ma secondo la
mia opinione qui poteva sfruttare le sue doti al massimo e
incassare la pioggia di compensi a ‘carico dello stato’.
Ma ora veniamo alla parte interessante.
Nel 64 Maronick fu ingaggiato dal Generalissimo a Taiwan.
Apparentemente era impiegato in azioni contro il continente
cinese, ma a quel tempo il generale aveva delle noie con la
popolazione di Taiwan e con alcuni dissidenti del suo stesso
gruppo di profughi.
Maronick aveva il compito di mantenere l’ordine (o il disor-
dine, entrambe le cose erano la sua specialità…).
Washington non era soddisfatta di alcuni aspetti della politi-
ca interna del governo nazionalista.
Si temeva che i metodi del Generale fossero un po’ troppo
pesanti per i nostri scopi. Così la CIA decise di interrompere
l’attività di Maronick, sia come misura preventiva, sia come
avvertimento per il Generale…..
(J. Grady, I sei giorni del Condor)