Precedenti capitoli:
stregoni & asimmetrie: …. non sono Mozart (4)
storia universale dell’infamia: Gang & Teatri (18)
Oltre alla cultura, anche un’affiliazione linguistica lega
queste popolazioni, come i Tem, Lobi, Kurumba, Senufo,
Dogon, e altri….
In ogni caso, la regione della ricerca (delle radici del blues)
di Oliver può anche essere estesa orizzontalmente sulla
mappa per includere a ragione l’intera cosiddetta fascia su-
danica centrale e occidentale.
Un numero considerevole di individui di tutte queste aeree –
spesso provenienti da piccoli gruppi etnici inermi delle mon-
tagne – vennero deportati in schiavitù con la forza e l’arro-
ganza – .
Alcuni di questi gruppi sono classificati nella letteratura et-
nografica come ‘Antiche culture negritiche’ sin da quando
Bernhard Ankermann introdusse e Hermann Baumann defi-
nì tale terminologia, indicando come probabile il fatto che
questa gente discendesse dai coltivatori di miglio residenti
nelle stesse aree per diverse migliaia di anni.
Nella Nigeria nord-orientale ancora nel 1963, allorché esplo-
rai l’area tra Yola e Toungo, c’erano gruppi, come i poco noti
Zanganyi, che si nascondevano in aree montuose inaccessibi-
li per paura delle incursioni degli schiavisti.
Contrariamente a quanto è stato sostenuto più e più volte,
la tratta degli schiavi non si estese nell’entroterra della costa
africana per sole 100 miglia; al contrario, lanciò le sue reti nel-
le regioni interne dell’Africa, specialmente durante il tardo
XVIII ed il primo XIX secolo.
Ciò fu magnificamente dimostrato da Sigismund W. Koelle
nella sua ricerca degli inizi del XIX secolo sulle lingue parlate
dagli schiavi liberati a Freetown, in Sierra Leone. In quella che
fu la prima indagine sistematica sulle lingue africane, Koelle
elencò nomi come Jupa, Dipo, Gbari, Kakanda, Basange, Ebe,
Igbira-Panda e Igbira-Hima che, a volte, non compaiono nean-
che nelle mappe linguistiche moderne.
Gli ex-schiavi, di cui Koelle studiò le lingue a Freetown, in
Sierra Leone, erano stati condotti lì su navi britanniche che ar-
rembavano le navi schiaviste di altre nazionalità che passava-
no a nord dell’equatore. Molte di queste navi venivano ferma-
te al largo della costa di Guinea.
In ogni caso, alla estensione più occidentale del continente c’-
era uno sbocco commerciale controllato dalla Francia vicino
a Dakar, Senegal, di grande importanza strategica per la tratta
transatlantica degli schiavi: l’Ile de Gorée. St. Louis, a nord di
Dakar, fu fondata nel 1638 e dal XVIII secolo in poi l’isola di
Gorée, circa a 3 chilometri al largo della terraferma nei pressi
di Dakar, venne coinvolta nella tratta degli schiavi.
Cambiò spesso proprietario fin quando, nel 1817, cadde sotto
il dominio francese. Molto del suo passato è conservato nel
museo storico situato in Rue Malvois. Non lontano da lì, su
quest’isola totalmente priva di traffico automobilistico, c’è la
‘casa degli schiavi’ dove sono ancora visibili (e udibili…) le
celle in cui gli schiavi (ed i loro aguzzini) venivano rinchiusi
per settimane prima di essere imbarcati per le destinazioni
del Nuovo Mondo.
Senza dubbio molta gente proveniente dal Mali, dal Senegal,
dalla Guinea e da altri posti che venne trasportata in America
del Nord via New Orleans deve essere passata attraverso que-
sto ‘monumento dell’infamia umana’, fra cui anche il nostro..
Buddy…..