Precedente capitolo:
Foto del blog:
Un giorno Siddharta Gaitama, il futuro Buddha, giunse in un
bosco sacro dove troneggiava il fico degli asceti, l’Asvattha, o
Albero cosmico, ai cui piedi vi era l’altare destinato al culto
popolare degli Yaksa, le divinità della fertilità.
Dopo le offerte rituali disse: ‘Possa su questo sedile il mio
corpo seccarsi e la mia pelle, le mie ossa, la mia carne dis-
solversi. Finché non avrò raggiunto il Risveglio, tanto lungo,
tanto difficile da ottenere, non mi muoverò da qui’.
L’Albero cosmico, detto anche Bo, è il ‘Ficus religiosa’.
Alto una trentina di metri, dai suoi rami pendono le radici ae-
ree che, toccando terra, formano nuovi tronchi intorno a quel-
lo principale, sicché, dopo qualche tempo, l’albero forma da
solo un boschetto al quale i tanti tronchi conferiscono l’aspet-
to di un tempio vegetale.
Le foglie, dal lungo picciolo a forma di cuore e affilate sulla
punta, si muovono alla minima brezza. I piccoli frutti, a grup-
pi di due, sono rosso porpora.
Nei più antichi monumenti buddhisti il Buddha non è raffigu-
rato: si vede soltanto l’albero Bo che, con il ventaglio delle sue
radici sotterranee, il tronco e il fogliame esteso in larghezza, è
l’immagine del processo di illuminazione, del risveglio, del
raccoglimento e della concentrazione delle energie necessarie
alla trasformazione spirituale.
Il sacro fico, immagine del Buddha stesso sopravvisse sino
alla fine del VI secolo quando venne distrutto dal re del Benga-
la che perseguitava i buddhisti: l’albero, tuttavia, rispuntò più
vigoroso di prima.
Nel 1876 fu abbattuto da un temporale; ma subito cominciarono
a pullulare nuovi germogli, uno dei quali, ripiantato accanto al
trono di diamante, è diventato oggi maestoso.
Nella vita del Buddha appare un altro albero: il ‘Ficus bengalen-
sis’.
Lasciato il luogo dell’illuminazione, egli vide aprirsi di fronte a
lui uno splendido viale tracciato dagli dei e andò a sedersi sotto
l’albero Vata, il ‘Ficus bengalensis’, detto anche il fico dei baniani,
ovvero dei mercanti, perché essi sistemavano le loro bancarelle
alla sua ombra.
Sotto l’albero degli dei che lo abitavano resero omaggio a chi
era riuscito a liberarsi. Anche il ‘Ficus bengalensis’ è maestoso e
si moltiplica grazie alle sue radici che creano un boschetto capace
di giungere fino a seicento metri di circonferenza.
(A. Cattabiani, Florario)