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Secondo l’immagine popolare della scienza, tutto è, per principio,
prevedibile e controllabile (nella visione distorta di questa ed altre
discipline); e se qualche evento o processo non è prevedibile e
controllabile allo stato attuale delle nostre conoscenze, un lieve
aumento della conoscenza e, soprattutto, della tecnologia ci metterà
in grado di prevedere e controllare e manipolare le variabili,
ribelli (e non..).
Quest’ opinione è errata, non soltanto nei particolari, ma anche nel
principio.
E’ anzi possibile definire ampie classi di fenomeni in cui la previsione
e il controllo sono semplicemente impossibili per ragioni fondamentali
e comprensibilissime.
Una catena sottoposta a tensione si spezzerà nel suo anello più debole.
Questo lo si può prevedere.
Ciò che è difficile è individuare l’anello più debole prima che si spezzi.
Possiamo conoscere la cosa generale, ma è la cosa specifica che ci sfugge.
Vi sono catene costruite per spezzarsi ad una certa tensione e in un
certo punto dell’anello; ma una buona catena è omogenea e non
permette alcuna previsione. E non potendo sapere qual’è l’anello più
debole, non possiamo neppure sapere con precisione quanta
tensione occorrerà per spezzare la catena.
Quanto finora detto è per molti versi pertinente alla teoria della
storia, alla filosofia su cui si fonda la teoria evoluzionistica e,
in generale, alla nostra comprensione del mondo in cui viviamo.
Nella teoria della storia, la filosofia marxista sostiene, seguendo
Tolstoj, che i grandi uomini che sono stati i nuclei storici di profondi
cambiamenti o invenzioni sociali erano in un certo senso marginali
ai cambiamenti che hanno fatto precipitare.
Si sostiene, ad esempio che nel 1859 il mondo occidentale era maturo
(forse più che maturo) per creare e ricevere una teoria dell’evoluzione
che riflettesse e giustificasse l’etica della Rivoluzione industriale.
Da questo punto di vista, si potrebbe far apparire poco importante
lo stesso Darwin. Se non fosse stato lui a formulare la sua teoria,
qualcun altro ne avrebbe formulata una simile nel giro di cinque
anni.
E in affetti il parallelismo fra la teoria di A. Russell Wallace e quella
di Darwin sembrerebbe a prima vista confortare questa opinione.
I marxisti, se ho ben capito, sosterrebbero che deve necessariamente
esistere un anello più debole, che in presenza di determinate forze
o tensioni sociali certi individui saranno i primi a iniziare una certa
tendenza, e che non importa chi essi siano.
E’ chiaro invece, che la cosa ha importanza.
Se l’iniziatore fosse stato Wallace, invece di Darwin, oggi avremmo
una teoria dell’evoluzione molto diversa. In seguito al parallelismo
tracciato da Wallace tra la macchina a vapore con regolatore e il
processo di selezione naturale, tutto il movimento cibernetico sarebbe
forse potuto cominciare cent’anni prima. O forse questo grande passo
teorico sarebbe potuto avvenire in Francia, come conseguenza delle
idee di Claude Bernard, il quale, verso la fine del secolo scorso, scoprì
ciò che più tardi si sarebbe chiamato ‘omeostasi’ del corpo.
Egli osservò che l’ambiente interno, era equilibrato, cioè si autocorreg-
geva.
Sono convinto che sia una sciocchezza affermare che non ha importanza
quale singolo uomo sia stato il nucleo del cambiamento.
E’ appunto questo che rende la storia futura imprevedibile.
L’errore marxista non è altro che una grossolana confusione di tipi
logici, una confusione tra l’individuo e la classe.
(G. Bateson, Mente e Natura)