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Il 13 agosto 1521, venne distrutta nel corso della conquista, fra le fiamme
degli incendi e il fetore della morte, ‘una delle più belle città del mondo’.
La vita azteca, tuttavia, non trapassò immediatamente in una sorta di
limbo culturale.
La vita in quanto continuità biologica, proseguì.
Le abitudini degli uomini sono difficili da cambiare: il cibo e la sua
preparazione, le attività artigiane continuarono, e, allo stesso modo,
vasti e attivi rimasero i mercati. Ma i tributi provenienti a dorso di
portatore, dai villaggi sottomessi di regioni come il Guatemala,
furono ormai solo quelli richiesti dai conquistatori.
Gli uccelli che un tempo fornivano le sgargianti penne per i costumi
e gli scudi di guerra non li voleva più nessuno.
Così, tra i primi articoli a scomparire dai mercati reali furono le
penne del quetzal.
Membro della famiglia dei trogonidi, questo uccello, famoso per le
splendide penne caudali verde-oro misuranti un metro di lunghezza,
viveva, e vive, nelle foreste pluviali centro-americane, in una
regione compresa fra il Messico meridionale e, attraverso il Chiriquì,
il Panamà settentrionale.
Delle 75.632 specie di uccelli classificate dai naturalisti, il quetzal
è forse la specie in assoluto più magnifica.
Questo uccello ha una lunga storia di associazione coll’uomo delle
Americhe; una storia che rimonta agli Olmechi, il popolo della
gomma, di secoli precedenti i più noti Maya.
Penne di quetzal erano scolpite come motivo di decorazione
architettonica, mentre le penne vere fungevano da simbolo di
distinzione per vari tipi di elaborati copricapi.
Gli Aztechi lo chiamavano ‘quetzaltolotl’, ed è possibile che esso
vivesse in cattività, con altri uccelli, nelle uccelliere reali, che
fornivano ai tessitori di mosaici di piume le penne della muta.
Il quetzal era anche un articolo di tributo.
L’elenco azteco dei tributi a noi conservato riporta 371 villaggi
tenuti a rendere un tributo annuo alla capitale messicana di
Tenochtitlàn, e, fra questi, molti sono quelli obbligati a fornire
una quantità enorme di penne caudali di quetzal.
Nell’antica mitologia azteca fu associato al serpente, e ne nacque
Quetzalcoatl, il ‘Serpente piumato’, cioè il dio del cielo, superiore
a tutte le divinità.
Il mito diventò leggenda.
Col tempo, sviluppandosi il tema, il dio del cielo fu immaginato
di pelle bianca; poi si narrò che, adirato per la condotta del suo
popolo, il dio era salpato verso oriente su una zattera, giurando
che sarebbe tornato per ‘Ce Actl’ ossia, secondo il calendario
azteco, nel 1519.
Ora avvenne che Cortés arrivasse coi suoi armati proprio alla data
fissata da ‘Quetzalcoatl’ per il proprio ritorno; e così, sfruttando
la serie di coincidenze (malefiche), Cortés poté gettare una
testa di ponte – cinquecento uomini contro migliaia! -, che, col
tempo, avrebbe non solo distrutto le civiltà maya e azteca, ma
altresì avviato la completa conquista dei due continenti americani.
Tutto in base ad un equivoco, che fece intendere a Montezuma
(nipote del primo Montezuma, detto l”Irato’) l’annunziato ritorno
del ‘Sepente Piumato’.
(Victor Von Hagen, Alla ricerca del sacro Quetzal)