LA GENESI (7)

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i miei libri &

Frammenti in rima

 

 

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(Ora che una parte di me è morta, giace distesa in bella mostra

di sé, con misurata e studiata ‘pratica teatrale’, i buffoni e cortigiani

si accingono a seppellire; …ora che li dovrò vedere uno ad uno,

forse anche con le lacrime agli occhi, forse…qualcuno mi verrà

anche incontro biascicando una frase di circostanza….sentite con-

doglianze, ed altra moneta pescata dal vasto repertorio che impone

un nuovo inganno… siamo….affranti.. .

Certo non li dimenticherò facilmente.

I loro ghigni accompagnati alla moneta spacciata e poi rivenduta,

le falsità, l’ingordigia, l’opulenza…le calunnie urlate e vomitate

ogni giorno ed ogni sera sotto la dimora dell’…eretica.

La secolare voglia e volontà di rovina… 

Ora si dichiarano…dispiaciuti.

Qualcuno forse…anche con le lacrime agli occhi.

Siedo attonito ora in fondo alla Chiesa e lontano miro la ricca

congrega, e ricordo quello che era mia madre.

Siedo nascosto vicino alla porta, mentre sono intenti a contarne

le ossa.

Siedo muto, ricordando che oltre ad essere buona filosofa, certo

non una gran donna, ma radicale nell’ingegno e l’oscuro intento,

nell’infinito…suo altare.

Ma l’altare ora la seppellisce di fretta, mentre qualcuno è convinto

di poter qualcosa sulla vita. Mentre qualcuno è convinto di decide-

re le sorti di ognuno.

Quel qualcuno, che oggi, di fretta, debbo prestar un minuto, forse

un’ora del mio dolore, e della mia anima inquieta, qui nel buio di

questa fossa che nomina Chiesa, si scontra con lo spirito e l’idea di

un uomo che fu un nome nella coscienza di un’anima sospesa.

Ed in fondo a questa recita che nominano Chiesa…qualcun’altro

ne raccolse il sogno mai morto di un’anima di nuovo….)

(DEDICATO A MIA MADRE  23-05-1927  18-02-2011)

 

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Ho un solo ricordo preciso del vescovo Eusebio.

Era il pomeriggio in cui decise di istruirmi personalmente sulla vita

del Nazareno.

Restammo seduti per ore in una cappella laterale della cattedrale di

Nicomedia, mentre mi interrogava.

Io mi annoiavo a morte.

Il vescovo aveva il dono di spiegare solo le cose che uno sapeva già,

lasciando avvolte dal mistero quelle che invece si vorrebbero conoscere.

Era un vecchio pallido e pesante, lento di parola e fin troppo facile da

seguire. Per distrarmi fissavo il soffitto che era a volta e diviso in quat-

tro parti, dedicate ciascuna a una stagione. Fiori e pampini, uccelli e

pesci erano intrecciati tra loro in un mosaico incantevole.

Conoscevo quel soffitto a memoria perché Gallo e io pregavamo in

quella cappella tre volte al giorno e durante quelle noiose orazioni

immaginavo sempre di avere il potere di sollevarmi nell’aria e pene-

trare in quel mondo di pavoni, palme e vitigni, un mondo d’oro scin-

tillante dove esisteva il suono dell’acqua d’oro che scorre e degli uc-

celli che cantano…e dove sicuramente non c’erano né prediche né

orazioni!

 

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Qualche anno fa, quando Nicomedia fu distrutta da un terremoto la mia

prima domanda riguardò la cattedrale: era ancora in piedi?

Mi risposero di sì, ma il tetto era crollato.

E così, oggi il magico rifugio della mia infanzia è ridotto in polvere.

Forse fissavo il soffitto con troppa insistenza, perché il vescovo a un trat-

to mi chiese:

Qual’è l’insegnamento più importante di nostro Signore?

Senza pensarci, risposi:

Non uccidere.

E poi citai rapidamente tutti i passi più importanti del Nuovo Testamento

e tutto quello che riuscivo a ricordare del Vecchio. Il vescovo non si aspet-

tava quella risposta, ma annuì con approvazione.

Hai fatto delle belle citazioni. Ma perché pensi che questo comandamento sia il

più importante?

Perché se fosse stato osservato, mio padre sarebbe ancora vivo.

Mi stupii da solo per la prontezza della mia risposta.

Il viso già solitamente pallido del vescovo si fece ancora più cinereo.

Perché dici così?

Perché è vero. L’imperatore ha ucciso mio padre (tempo fa si dichiarò capace di

questo ed altro…). Lo sanno tutti. Poi un suo caro amico ..magistrato. E credo che

ucciderà anche me, quando troverà il tempo per farlo. Una volta presa la via dell’

audacia, è difficile controllarsi.

L’imperatore è un sant’uomo, affermò severamente il vescovo, tutti si inchi-

nano e baciano il suo anello, non li vedi. Lo acclamano, lo amano, è un Giusto!

– Il mondo intero ammira la sua pietà, la sua guerra contro l’eresia, il

sostegno che dà alla vera fede.

Questo mi rese ancora più temerario.

Allora, se è un così buon cristiano, come ha potuto uccidere tanti suoi familiari?

Dopo tutto, Matteo e anche Luca non scrivono forse che…

Piccolo sciocco!

Il vescovo era furibondo.

Chi ti ha detto queste cose? Mardonio?

Fui abbastanza accorto da proteggere il mio precettore, per non costrin-

gerlo a ..dimettersi di nuovo.

No vescovo. Ma la gente parla di tutto davanti a noi. Forse pensano che non

capiamo.

E comunque è tutto vero, no?

Il vescovo aveva ripreso il controllo.

La sua risposta fu posata e cupa.

Vi basti sapere che vostro cugino l’imperatore è un uomo buono e devoto, e non

dimenticate mai che siete alla sua mercé.

…Alla fine capii soltanto che Costanzo era un cristiano devoto.

Eppure aveva ucciso la carne della sua carne e il sangue del suo sangue.

Quindi, se poteva essere allo stesso tempo un buon cristiano e un assas-

sino, allora nella sua religione e nella sua legge c’era qualcosa di sbagliato.

(Gore Vidal, Giuliano)

 

 

 

 

 

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LA GENESI (7)ultima modifica: 2012-03-23T19:00:00+01:00da giuliano106
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