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Suppongo che il primo detto:
‘Colui che scopre l’interpretazione di queste parole non gus-
terà la morte’,
non sia di Gesù ma del suo gemello, che pone così la sfida
dell’ interpretazione e il suo premio: un’altra vita in un tem-
po senza confini. Si trattava – e si tratta – della benedizione
stessa:
‘Il Regno è dentro di voi e fuori di voi’.
Gli studiosi sono cauti nel definire questi insegnamenti se-
greti come gnostici, ma io non esiterò a fare di questo breve
commento un sermone gnostico che prende come proprio
testo di partenza il Vangelo di Tommaso.
Ciò che ci rende liberi è la ‘gnosis’, e i detti segreti messi per
iscritto da Tommaso fanno parte di una ‘gnosis’ accessibile a
ognuno di noi: cristiani, ebrei, umanisti, scettici o chiunque
altro.
Il problema di trovare – e di essere trovati – è semplicemente
il problema di spazzar via l’ignoranza, per sostituirla con quel-
la conoscenza gnostica in cui noi veniamo conosciuti proprio
mentre procediamo nella conoscenza di noi stessi.
Il solo rimedio sta nella conoscenza, e questa conoscenza dev’
essere una conoscenza di se stessi.
Il Gesù del Vangelo di Tommaso ci invita a conoscere e non a
credere, poiché la fede non conduce necessariamente alla sa-
pienza; e questo Gesù non è tanto un solenne proclamatore di
verità ultime, quanto piuttosto un maestro di saggezza girova-
go, che insegna per aforismi.
Non ci sono ministri di questo vangelo, e non è possibile fon-
dare una chiesa su di esso.
Il Gesù che spinge i suoi discepoli a essere dei semplici viandan-
ti è un Gesù straordinariamente whitmaniano, e c’è ben poco nel
Vangelo di Tommaso che non sarebbe stato accettato da Emerson,
Thoreau e Whitman.
L’intera arte della visione del Gesù di Tommaso consiste nel ve-
dere ciò che ci sta di fronte. Molti dei detti segreti contengono del-
le antitesi talmente profonde che possono essere interpretati solo
se vediamo in prima persona ciò che essi evitano rigorosamente
di affermare.
Nessuno studioso riuscirà mai a definire con precisione che cos’
era o è lo gnosticismo; le sue negazioni, però, sono evidenti.
Per il Gesù del Vangelo di Tommaso, l’io non ha bisogno di nes-
suna mediazione: tutto ciò che cerchiamo non si trova al di fuori
di noi, ma è giaà alla nostra presenza.
(prosegue)
(H. Bloom, La saggezza dei libri)