LA GNOSI (quali e donde i mali) (8)

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Dialoghi con Pietro Autier &

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i miei libri &

 

 

 

 

Il Primo Dio, che è incorporeo immobile

e indivisibile e che non è in alcuna cosa

legato non ha bisogno – come è stato det-

to – di nessuna delle cose esterne. 

Non ne ha bisogno neppure l’Anima del

mondo, che ha per natura triplice dimen-

sione e la facoltà di muoversi da se stessa

e che naturalmente si propone di muover-

si con bellezza e con ordine e di muovere

il corpo del mondo……

…..Ad ogni modo, coloro cui la vita si roto-

la nel mondo esteriore noi li lasciamo, una

volta che hanno commesso empietà contro

se stessi, andare là dove sono trascinati…..

(Plotino)

 

 

 

 

Con ciò – dunque solo nel contesto di questa specu-

lazione sistematica e nell’inversione del suo orienta-

mento di pensiero rispetto a quella platonica – il so-

fisma scompare nell’argomento della somoglianza:

l’inferiore non ha falsificato il superiore, proclama

Plotino contro i suoi avversari, solo indebolito; in

esso è custodito e rappresentato il superiore in mi-

sura maggiore di quanto voi affermiate; il fatto che

la distanza tra i due ambiti sia ampia è evidente, 

ma proprio per questo non dovete pretendere trop-

po da esso e se abbandonate il vostro punto di vista

intransigente, dovete, per lo stesso principio di gra-

dazione, concedere anche all’inferiore la sua relati-

va positività accanto alla negatività.

Si presuppone qui soltanto che la gradazione av-

venga nel senso della riduzione e non del perver-

timento della prosecuzione e non dell’opposizio-

ne: questa è, in effetti, una differenza fondamen-

tale rispetto alla gnosi classica.

Se leggiamo ancora una volta quelle parole prima

citate – ‘Quale immagine del mondo superiore sa-

rebbe più bella se non il nostro cosmo…’ – allora

concederemo certo a Plotino che la sua lode del

cosmo non è inferiore per risolutezza ad alcun mo-

dello greco; ma il suo sfondo metafisico è tutt’al-

tro e ciò che sostiene il cosmo così fondato, con-

ducendo oltre l’intelligibile nell’amorfo è la meta-

fisica graduata gnostica.

(H. Jonas)

 

 

 

 

 

la gnosi 8

 

LA GNOSI (quali e donde i mali) (7)

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la gnosi 6

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la gnosi (8)

 

 

 

.…Quei che van ricercando donde siano venuti i mali,

sia negli esseri sia in una specie particolare di esseri,

darebbero un conveniente punto di partenza alla loro

ricerca, se ponessero precedentemente come base la

questione: ‘Che cosa è il male?’ ‘Quale è la (vera) ….

natura del male?’. (Plotino)

 

 

 

 

“Quale altro fuoco più del nostro potrebbe essere

migliore immagine del fuoco intelligibile?

E c’è un’altra terra superiore alla nostra, dopo

quella intelligibile?

C’è una sfera più perfetta e un movimento più re-

golare, dopo l’intima organicità del mondo intel-

ligibile?

C’è un altro sole superiore al sole visibile, al di là

del Sole intelligibile?”. (Plotino)

 

Si gusti il contenuto di quest’argomento.

Da un punto di vista, in una certa misura autenti-

camente platonico, ciò sarebbe un semplice sofi-

sma, poco degno di Plotino:

dopo aver, in un primo momento, posto in sé, nel

pensiero, un estratto del fenomeno mondano stesso,

ossia ciò che in esso è articolabile concettualmente,

si elabora un argomento che parte dal grado di so-

miglianza del mondo con un ‘eidos’ da ‘esso stesso’

ricavato.

Invece di essere il mondo a mostrare l’idea, median-

te il suo contenuto contemplato di per sé, è il confron-

to con un’idea già posta a dover segnalare la fedeltà

rappresentativa del mondo.

Ma la situazione è proprio quella per cui, in questo

contesto, non è più l’elemento intelligibile a necessi-

tare di dimostrazione – esso si fonda in un altro mo-

do, a partire dall’altro -, bensì il diritto dell’ente im-

mediatamente presente il cui valore può essere an-

cora concesso grazie a una dinamica devolutiva.

Non è più l’analisi del mondo a liberare l’idea e a

consentirne la distinzione dal sostrato in cui appa-

re, ma il mondo intelligibile posto in se stesso può,

nel caso, riconoscere come legittimo il suo riflesso

in quello sensibile (mentre gli gnostici, dal medesi-

mo presupposto, affermano l’illegittimità di tale

passaggio), concedendo così a quest’ultimo, a par-

tire da sé, un diritto (che gli gnostici, dal medesimo

presupposto, gli contestano).

Ciò può, però, essere ricavato solo proseguendo la

deduzione secondo la sua stessa successione inter-

na, diretta verso il basso e ottenendo ciò che da que-

st’ultimo epifenomeno dell’essere è ovvio da atten-

dersi, ma che sarebbe di per sé una pretesa eccessi-

va.

Se solo nella conformità a certi criteri si accetta la

sua collocazione  all’interno dell’ordinamento gra-

duato, allora anche la ‘somiglianza’ dell’immagine

– toutes proportion gardées – diventa appellabile

contro l’intolleranza dell’estremismo, ma a partire

dal presupposto comune dello schema ontologico

graduato, ossia proprio dalla dissomiglianza.

(prosegue…)

(H. Jonas)

 

 

 

 

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LA GNOSI (6)

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la gnosi 5

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la gnosi 6

 

 

 

 

 

E’ precisamente la natura genuina, ossia inderivata,

di tale sostanza che sfida ogni tentativo di derivazio-

ne che voglia andare al di là della scorza esterna di

espressione.

Quanto all’idea di ‘conoscenza’, questa grande paro-

la d’ordine del movimento, bisogna sottolineare che

la sua oggettivazione in sistemi articolati di pensiero

riguardo a Dio e all’universo fu una produzione auto-

noma di quella sostanza, piuttosto che la sua subor-

dinazione ad uno schema di ‘theoria’ preso a prestito.

La combinazione del concetto pratico, salvifico di

conoscenza con la sua rappresentazione teoretica in

sistemi di pensiero quasi razionali – la razionalizza-

zione del soprannaturale – fu tipica della forma più

alta di gnosticismo e fece nascere un genere di specu-

lazione precedentemente sconosciuto, ma che non

sarebbe mai più scomparso dal pensiero religioso.

Tuttavia la mezza verità di Harnack riflette un fat-

to integrante del destino della nuova sapienza orien-

tale quasi quanto lo fu la sostanza originale: il fatto

chiamato da Spengler ‘pseudomorfismo’.

Questo avviene quando una sostanza cristallina di-

versa occupi la cavità lasciata in uno strato geologi-

co da cristalli che si sono disintegrati, essa è costret-

ta dallo stampo a prendere una forma cristallina

che non le è propria e senza analisi chimica l’osser-

vatore sarebbe portato a considerarla come un cri-

stallo del tipo originale.

Tale formazione è chiamata in mineralogia una …..

‘pseudomorfosi’.

Con l’intuizione ispirata che lo distinse e appassio-

nato come fu in questo campo, Spengler vide una

situazione analoga nel periodo che stiamo conside-

rando e ne dedusse che il riconoscimento di essa

doveva guidare nella comprensione di tutte le sue

affermazioni.

Secondo lui, il pensiero greco che si disintegrava è

il vecchio cristallo dell’esempio, il pensiero orienta-

le la nuova sostanza costretta nel suo stampo.

Lasciando da parte la più (e doverosa se non altro

corretta interpretazione-cronologica) nella quale

Spengler situa la sua osservazione, egli ha dato un

brillante contributo alla diagnosi di una situazio-

ne storica, che se adoperato con discernimento, può

essere grandemente di aiuto per la nostra compren-

sione.

(H. Jonas)

 

 

 

 

la gnosi 6

 

LA GNOSI (5)

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la gnosi 4

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Dialoghi con Pietro Autier 2

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i miei libri

 

 

la gnosi 5

 

 

 

 

 

Le reali aspirazioni teoretiche che traspiravano nella

forma più elevata di speculazione gnostica e che con-

fermavano, a quel che sembrava, la testimonianza dei

Padri della Chiesa primitiva, portarono Adolf von Har-

nack alla sua famosa definizione che lo gnosticismo

in questa (e nella sua) forma superiore era ‘l’acuta el-

lenizzazione del cristianesimo’, mentre la minore e più

misurata evoluzione della teologia ortodossa era con-

siderata come la sua ‘ellenizzazione cronica’.

L’analogia presa dalla medicina non voleva definire

come una malattia l’ellenizzazione delle forze sane

in quanto tale; ma la fase ‘acuta’ che aveva provocato

la  reazione delle forze sane nell’organismo della Chie-

sa venne intesa come l’anticipazione affrettata e per-

ciò dirompente dello stesso processo che nella sua for-

ma più prudente e meno spettacolare aveva condotto

all’incorporazione di quegli aspetti dell’eredità greca

che potevano essere di grande beneficio per il pensie-

ro cristiano.

Per quanto persipicace possa essere questa diagnosi,

come definizione dello gnosticismo non è precisa in

entrambi i termini che costituiscono la formula, ‘elle-

nizzazione’ e ‘cristianesimo’.

Essa considera lo gnosticismo come un fenomeno e-

sclusivamente ‘cristiano’, mentre le ricerche posterio-

ri hanno stabilito una sua maggiore ampiezza; inol-

tre apre la via all’apparenza ellenica della concettu-

azione gnostica e del concetto di ‘gnosis’ stessa, che

in realtà maschera solo superficialmente una sostan-

za spirituale eterogenea.

(H. Jonas)

 

 

 

 

 

la gnosi 5

 

LA GNOSI (4)

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la gnosi 3

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i miei libri  

 

 

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La gnosi adattando il cristianesimo alla propria mentali-

tà e ai propri schemi, lo elabora al di fuori di qualsiasi

prospettiva cosmologica e storica o, più esattamente, in

contrasto con simili prospettive.

In rivolta contro il mondo che essa reputa l’opera aborti-

ta o malvagia di un Demiurgo inferiore o di un Dio Mal-

vagio, in rivolta contro il tempo in cui si svolge la storia

di questo mondo e si manifesta l’azione difettosa o male-

fica di questo Creatore e che per l’uomo è decadimento,

asservimento al male e alla sofferenza, la Gnosi concepi-

sce il tempo come uno ‘pseudos’ una menzogna e un luo-

go di menzogna, e la Salvezza come una liberazione fuo-

ri dal mondo e del tempo procurata dalla rivelazione di

un Dio assolutamente Buono e Ignoto, estraneo al mondo

e alla storia dei quali è irresponsabile, un Dio che sfugge

a qualsiasi conoscenza derivata dallo spettacolo del mon-

do o dal corso naturale delle cose e della storia.

 

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La rivelazione, gli interventi di questo Dio trascendente

avvengono controcorrente rispetto alla storia: essi non

sono né preparati né annunciati prima; sono colpi di sce-

na istantanei, improvvisi, che ne spezzano il corso; lun-

gi dal portare a compimento il passato, lo negano denun-

ciandone la falsità.

Il Nuovo Testamento, messaggio del Dio Buono e novità

assoluta, contraddice radicalmente il Vecchio, espressio-

ne del Creatore malvagio e tirannico; Gesù, indipenden-

temente da ogni profezia, appare bruscamente nell’anno

quindicesimo del regno di Tiberio.

E tale apparizione non è inserimento dell’eterno nel tem-

porale per il docetismo gnostico.

L’eone Cristo o il Salvatore non assume realmente una

carne umana; il suo corpo, i suoi atti, la sua Passione non

sono che apparenze o simboli.

Il tempo rimane un tempo spezzato, inorganico, e per-

tanto di carattere mitico, e la storia, anche quella di Gesù,

non ha in sé alcun significato divino.

Si potrebbe inoltre mostrare come per lo gnostico la sal-

vezza consista nel recupero di uno stato atemporale, sul

quale il tempo non ha presa, affrancato da ogni condizio-

namento tanto nel passato quanto nel futuro: è un atto di

conoscenza di ‘gnosi’, una illuminazione interiore che ri-

vela e fa riconoscere e ritrovare ….lo ‘spirito’, il suo vero

io, il suo essere eterno, la sua condizione ontologica, dei

quali il suo decadimento nel tempo può avergli fatto

smarrire provvisoriamente il ricordo e la coscienza, ma

che esso è incapace di annullare e che una volta riacqui-

sita non può essere perduta, qualunque cosa faccia …..

il Perfetto.

 

 

 

 

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LA GNOSI (3)

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la gnosi 2

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la gnosi (4) &

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Dialoghi con Pietro Autier 2

 

 

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La tesi fondamentale della Nuova Gnosi è quella di tutte le

Gnosi.

Il mondo è dominato dallo Spirito, fatto dallo Spirito, o da

Spiriti delegati.

Lo Spirito trova una resistenza, una opposizione: la Materia.

L’uomo, per mezzo della scienza superiore, traslata o spiri-

tualizzata, può accedere allo Spirito cosmico e, se è saggio

e nello stesso tempo intelligente, trovarvi la Salvezza.

Cos’è lo spirito?

E’ una coscienza.

Cos’è lo spirito?

E’ la Coscienza cosmica.

Che cos’è una coscienza?

E’ ogni dominio che si conosce, si ‘vede’ esso stesso nella sua

unità e nei suoi dettagli subordinati e che può dire virtual-

mente ‘io’ perché è presente a se stesso.

La Nuova Gnosi radicalizza la tesi gnostica.

Lo Spirito non trova la materia come opponente, esso la costi-

tuisce, ne è la stoffa, la sola essenza. La Materia, i corpi mate-

riali ne sono l’apparenza o il sottoprodotto per effetto di mol-

teplicità disordinata.

L’universo è fatto solo di forme coscienti di sé e di interazioni

di queste forme per informazione mutua. Perché la coscienza

è la forma e l’informazione, non a dritto ma a rovescio, come

struttura-oggetto in un’altra coscienza.

Nel suo insieme e nella sua unità, l’universo è cosciente di se

stesso. Esso è fatto di ‘cose’, di ‘corpi materiali’ e le sue ener-

gie sono ‘fisiche’.

Le sue informazioni non sono cieche, o lo sono solo nel loro

viaggio fra due ‘informati’. La coscienza per mezzo dell’os-

servazione degli esseri non attua un semplice ‘filtraggio’ con

perdita di informazioni oggettive – come un apparecchio te-

levisivo in bianco e nero che riceve una trasmissione a colo-

ri perde l’informazione sul colore.

La questione è molto più complessa.

Per definizione un ‘osservatore’ può osservare solo un ‘og-

getto’, laddove c’è in realtà una coscienza soggettiva.

Non si può, per definizione, osservare una coscienza.

La si può solo indovinare o parteciparvi (e molto spesso con

scarsissimi risultati anche e soprattutto quando convinti del

contrario).

Un fanciullo chiede:

– Dov’è Piero? Dimmi dov’è Piero?

Risponde spontaneamente aprendo tutta la bocca per mostra-

re il suo interiore e comunicare la calda impressione che egli

ha di un inesprimibile ‘di dentro’.

Ogni essere sente il suo interiore, il suo ‘dritto’ (che è il suo ‘ro-

vescio’ per altri esseri). Ma egli può osservare soltanto l’esterio-

re, la pelle, il rovescio degli altri.

Anch’egli osserva il suo rovescio si vede una parte del suo cor-

po con gli occhi sufficientemente mobili, o se si guarda in uno

specchio.

La conoscenza scientifica (e non) va al di là della ‘pelle’, essa

fa aprire largamente la bocca all’universo, come un dentista

al suo cliente, ma essa non trova mai il suo interiore, le sue

viscere se non sul modello dell’esteriore percepito.

Una sezione microscopica o macroscopica, è sempre un este-

riore, un rovescio.

Noi crediamo che le cose e gli esseri siano come noi li vedia-

mo, tutti rinchiusi nella loro epidermide, superficie esterio-

re o falsamente interiore che riflette la luce.

Di un uomo che conosciamo, noi sappiamo che ha un cor-

po con un rovescio, o meglio un dritto: la sua propria vita 

e la sua coscienza, poiché egli ce ne parla.

Anche un cane afferma l’esistenza del suo dritto, protestan-

do quando gli si pesta una zampa. Un albero mentre lo si

pota, l’erba che si falcia o un cristallo che si comprime non

protestano mai.

Così noi li consideriamo senza ‘dritto’ come se fossero ‘tut-

to corpo’. Milda, se anche il suo occhio e non solo la sua ma-

no, avesse trasformato in oro tutto ciò che percepiva, avreb-

be detto:

– Tutto è oro.

Il materialismo consiste nel credere che ‘tutto è oggetto’, ‘tutto

è esteriore’, ‘tutto è cosa’. Esso prende per oro colato il carat-

tere ‘superficiale’ della percezione visiva e della conoscenza

scientifica.

Prende per ‘dritto’ il ‘rovescio’ degli esseri.

Ciò che rende verosimile il materialismo è che la maggior

parte degli oggetti percepiti e conosciuti sono in effetti dei

falsi esseri, dei composti, delle combinazioni artificiali o

fortuite.

Una nuvola, un fiume, una casa, una macchina non hanno

evidentemente come tali, un ‘dritto’ cosciente. Le molecole

che li compongono, invece, poiché sussistono di per sé, con-

servano la loro forma e eventualmente la ricostituiscono.

Certamente esse hanno un ‘dritto’ che ne fa una realtà in-

dipendente dalla nostra visione e dai nostri sensi.

Gli enormi ammassi di materia delle stelle e delle nebulose

sono coscienza allo stato polverulento, una specie di neve

di coscienza fatta di miliardi di cristalli e resa visibile men-

tre i singoli cristalli (la coscienza) sono trasparenti.

 

 

 

 

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LA GNOSI

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la gnosi (2) &

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Dialoghi con Pietro Autier &

Dialoghi con Pietro Autier 2

 

 

 

 

 

Lo gnosticismo è quella tradizione di pensiero soteriologico,

formatosi nei primi secoli dell’era cristiana, che ha attraver-

sato, riemergendo periodicamente simile a un fiume carsico,

il sottosuolo della civiltà occidentale.

Esso ha avuto un carattere così proteiforme da indurre un suo

critico a scrivere che lo gnosticismo, seguendo una semplice

‘regola di riproduzione’, ha sviluppato ‘tutte le possibilità lo-

giche contenute nelle sue sequenze, combinandole quasi sem-

pre in maniera originale’.

Il che gli ha permesso di essere al tempo stesso uno e moltepli-

ce, cioè sempre identico a se stesso pur nella varietà delle sue

manifestazioni dottrinarie.

In effetti, esiste un complesso di elementi tipici e fortemente

caratterizzanti che, correlati, formano la specifica e inconfon-

dibile ‘sindrome gnostica’.

 

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Lo gnosticismo, prima di essere una dottrina, è una disposizio-

ne d’animo esistenziale, coinvolgente tutta la vita, la condotta,

il destino, l’essere stesso dell’uomo nella sua integrità.

Lo gnosticismo è dominato da un vero e proprio ‘orrore dell’-

esistente’ che lo riempe di inquietudine, nausea ed angoscia.

Il mondo gli appare assurdo, insensato, mostruoso e radical-

mente estraneo alle sue più profonde esigenze psicologiche e

morali.

Egli perciò è nel mondo, ma non fa parte del mondo, nel qua-

le si sente abbandonato, perduto, impotente; in una parola:

alienato.

Il mondo è da lui vissuto come ‘radicalmente malvagio’, do-

minato da forze estranee e perverse. Di qui l’atteggiamento

di sospetto con il quale lo gnostico guarda a tutte le istitu-

zioni della società e a tutti i valori dominanti che la carat-

terizzano.

La dolorosa sensazione di essere in un mondo assurdo e

minaccioso porta lo gnostico a porsi insistentemente le do-

mande metafisiche fondamentali: Chi siamo?

Da dove veniamo?

Dove andiamo?

Egli si chiede con angoscia:

Qual’è la radice del male fisico, metafisico, e morale?

 

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Da dove scaturiscono gli orrori che infestano il mondo – l’in-

giustizia, la violenza, la morte, la solitudine, la sofferenza ecc.

– e che rendono avvilente la condizione umana?

Qual’è la matrice dell’alienazione che trasforma gli uomini in

allogeni all’impotenza e all’infelicità?

La condizione umana per lo gnostico non è solo intollerabile;

è anche anormale.

Egli è convinto che un accidente ha prodotto il rovesciamento

dell’ordine naturale delle cose dal quale è scaturito uno stato

di generale confusione, alterazione e corruzione.

Ciò lo induce a pensare che egli è la vittima provvisoria di una

catastrofe cosmico-storica:

la caduta che ha degradato il mondo e pervertito ogni cosa.

Si sente disperatamente infelice, ma sente altresì che il suo de-

stino è la felicità, la piena realizzazione della sua vocazione.

Per questo egli è dominato da una struggente nostalgia per un

mondo totalmente altro in cui non ha mai vissuto, ma dal qua-

le tuttavia si sente ingiustamente esiliato.

Per quanto grave sia la miseria materiale e morale dell’uomo 

– finitudine, impotenza, contingenza ecc. – lo gnostico crede

che il suo statuto ontologico sia modificabile ab imis; crede,

in altre parole, che esiste la possibilità di espungere tutte le

negatività che hanno pervertito il mondo e quindi di restau-

rare lo stato di perfezione e felicità che la caduta ha distrutto.

Il che lo porta a concepire la vita come una attesa permanen-

te di un rinnovamento radicale che è al tempo stesso una re-

surrezione e una restaurazione.

Il suo originario statuto ontologico, degradato dalla caduta,

può essere ristabilito, l’alienazione soppressa, la felicità pie-

namente conseguita. 

 

 

 

 

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