OGNI INDIVIDUO CHE NON VIVE POETICAMENTE E’ UNO STUPIDO

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Che cos’è la verità?

Ci sono due tipi di verità, quella logica e oggettiva, il cui

contrario è l’errore, e la verità morale o soggettiva, a cui si

oppone la menzogna. E già in un altro saggio ho cercato di

dimostrare come l’errore sia figlio della menzogna.

La verità morale, strada per giungere all’altra verità, anch’

essa morale, ci insegna a coltivare la scienza che innanzitut-

to e soprattutto è scuola di sincerità e di umiltà.

La scienza, infatti, ci insegna a sottomettere la nostra ragione

alla verità e a conoscere e giudicare le cose come sono; cioè

come vogliono essere, e non come noi vogliamo che siano.

In una ricerca religiosamente scientifica, sono i dati stessi del-

la realtà, sono le percezioni che riceviamo dal mondo a con-

vertirsi in legge nella nostra mente, e non siamo noi a formu-

larle.

Sono i numeri stessi quelli che in noi divengono matematica.

E la scienza è la più intima scuola di rassegnazione e di umiltà,

poiché ci insegna ad inchinarci davanti al fatto apparentemente

più insignificante.

Ed è l’atrio della religione; ma quando si entra, la sua funzione

ha termine.

E come esiste una verità logica a cui si oppone l’errore e una veri-

tà morale a cui si oppone la menzogna così esiste una verità e-

stetica, o verosimiglianza, a cui si oppone l’assurdità, e una verità

religiosa, o di speranza, a cui si oppone l’inquietudine dell’assolu-

ta sfiducia. 

Infatti, né la verosimiglianza estetica, dimostrabile per mezzo del-

la ragione, né la verità religiosa, dimostrabile per mezzo della

fede – la sostanza di ciò che si spera -, equivale alla verità morale,

ma le si sovrappone.

Colui che afferma la propria fede sulla base dell’incertezza, non

mente né può mentire.

E non solo non si crede con la ragione, né al di sopra o al di sotto

di essa, ma si crede contro la ragione.

La fede religiosa, bisogna ripeterlo ancora una volta, non è soltan-

to irrazionale, è contro-razionale.

‘La poesia è l’illusione che precede la ragione; la religiosità è l’

illusione che segue la ragione.

Fra la poesia e la religiosità, la prudenza mondana recita il suo

‘vaudeville’.

 

‘Ogni individuo che non vive poeticamente o religiosamente…….

è uno stupido’. 

(M. De Unamuno, Del sentimento tragico della vita)

 

 

 

 

 

 

ogni individuo che non vive poeticamente è uno stupido

  

UN ALTRO PAGANO

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un altro pagano

 

 

 

 

 

 



Mentre lo scrutavo così minutamente, a metà fingendo

di guardare la tempesta dalla finestra, egli non avvertì

mai la mia presenza né mai si disturbò a gettarmi anche

solo un’occhiata; appariva interamente assorto a contare

le pagine del libro meraviglioso.

Considerando con quanta socievolezza avevamo dormito

insieme la notte precedente, e, specialmente, ricordando il

braccio affettuoso che avevo trovato steso su di me al risve-

glio la mattina dopo, trovai molto strana questa sua indiffe-

renza.

Ma i selvaggi sono bizzarre creature; a volte non sapete bene

come prenderli. In primo luogo intimidiscono; la loro calma

e semplice sicurezza sembra saggezza socratica.

 

un altro pagano

 

Avevo anche notato che Queequeg aveva familiarizzato ben

poco con gli altri marinai della locanda.

Non faceva approcci di nessun genere; non pareva che avesse

desiderio di allargare la cerchia delle sue conoscenze. Tutto ciò

mi colpì come particolarmente singolare; eppure, a ripensarci,

v’era qualcosa di sublime in questo. 

Ecco qui un uomo lontano da casa qualcosa come ventimiglia

miglia, per la via del Capo Horn, l’unica cioè praticabile, piom-

bato fra gente altrettanto estranea per lui che se fosse su Giove,

che, pure, sembra interamente a proprio agio, e conserva la più

olimpica serenità, contento dei compagni, sempre coerente con

se stesso.

Certamente questo era un tocco di nobile filosofia, anche se

di questa cosa non aveva certo mai udito parlare.

Ma, forse, per essere veri filosofi, noi mortali non dovremmo

essere consci di vivere e lottare per divenirlo. Non appena io

sento che il tale o il tal altro si fa passare per filosofo, concludo

che, come la vecchia dispeptica, egli dev’essersi ‘rotto il digesti-

vo’. 

….Se ne stava là seduto; la sua completa indifferenza rivelava

una natura che non celava civilizzate ipocrisie né ingannevoli

dolcezze.

Selvatico, era; un autentico spettacolo tra gli spettacoli, a….

vedersi…..

(Melville, Moby Dick) 

 

 

 

 

 

un altro pagano

 

KAMLANIE PER LA GUARIGIONE DI UN MALATO (2)

Cantilena sciamanica…in

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lorigine-dellumanita.html

Consulta anche:

orrore-di-altri-mondi.html

 

 

 

 

sciamano3.jpg

 

Ga-ga-ga-ga ga       (Lo sciamano invoca gli spiriti animali, il primo è il tufolo)

cok, cok, cok          (verso varietà beccaccia)

tutti, turri, turri      (varietà beccaccia)

beccaccia.jpg

kurr, kurr, kurr      (varietà beccaccia)

kuku, kuku, kuku  (verso del cuculo)

cuculo.jpg

pil, pil, pil               (verso dell’aquila)

aquila.jpg

kinirik, kinirik,        (verso della gru)

lupo.jpg

o-o-o-o                    (verso del lupo)

orsosiberiano.jpg

goo, goo, goo          (verso dell’orso)

 

(Lo sciamano si rivolge poi agli spiriti-signori locali e del fuoco, alle

grandi divinità ed allo spirito della malattia)

 

Signore del mio luogo, che hai otto vènti per vènti, aiuto!

Signore delle piante e delle erbe decorate, aiuto!

Madre-oceano, che hai per coperta sette mucchi di neve,

che hai per letto otto lastre di ghiaccio,

che hai per colletto delle volpi nere,

che hai per schiuma delle volpi artiche,

che hai per onde dei volpicini,

Signore Madre-oceano, aiuto!

Libera(ci)! Un invisibile reca oltraggio.

Nonno signore del fuoco, il tuo calore interno (respinga) questo

invisibile;

(con il tuo) calore interno, aiuta(ci)!

Pali inferiori intorno alla mia dimora, se ci sarà tempesta,

siate solidi!

Spiriti che mi avete fatto sciamano, aiutate(mi)!

Invisibile! Ascolta il mio grido! Ascolta le mie parole!

Abbandona quest’uomo, quest’uomo malato! questa terra!

Invisibile, il tuo luogo (ti) chiama!

Signore degli alberi e delle erbe decorate, aiuto!

Respingi quest’invisibile (con) il tuo soffio di luce!

Prolunga la vita di questa terra…

(Tret’ jakok, Sciamano, Siberia)

 

 

 

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EREMITI NELLA TAIGA (18)

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Libri, appunti, dialoghi, frammenti…

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eremiti nella taiga 18

 

 

 

 

 

 

Calcolavo che avrebbero visto le foto e avrebbero capito che

non c’era nulla di terribile.

E allora sarebbe stato possibile riprenderli per bene.

I geologi avevano stampato separatamente le foto dei morti

isolandole con molta cura dal negativo: Natal’ja, Dmitrij e Sa-

vin.

Mostrai le foto una dietro l’altra. E vidi una grande costerna-

zione sui volti di Agaf’ja e del vecchio – non sapevano come

reagire.

Da un lato vedevo i volti di persone a loro care e vicine, dal-

l’altro la faccenda era contraria a Dio: un volto umano sulla

carta.

 

eremiti nella taiga 18

 

Intuii che questo dono non era servito a darmi via libera nelle

riprese fotografiche.

Riposi tutto accuratamente nel pacchetto:

– Sono vostre. Fatene quello che volete.

L’indomani vidi il pacchetto riposto nella scorza. 

E dove?

Sempre nei tronchi sotto la tettoia.

Ed ecco il ‘Salterio’ tutto gualcito inviatomi da una qualche vec-

chietta con la richiesta di farlo avere ‘ai Lykov, loro proprie mani’;

il vecchio e Agaf’ja se lo portarono subito nella capanna e lo lesse-

ro per un’ora intera al lume di candela confrontandolo col loro 

salterio ‘veramente cristiano’, per poi concludere che il libro era 

‘deformato dal nikonianesimo’.

– Vedo che il nikonianesimo si è molto diffuso,

notò filosoficamente Karp Osipovic durante una tranquilla con-

versazione….

Ci rendevamo conto che anche io, Erofej e Nikolaj Nikolaevic, il

‘capo delle foreste’ loro presentato, i geologi, gli elicotteristi, tutti

quelli che conoscevano venivano da loro posti nei ranghi e nel

dogma dei….nikoniani…. 

(V. Peskov, Eremiti nella taiga)

 

 

 

 

 

eremiti nella taiga 18

 

IL DOGMA (…una Epistola) (2)

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il-dogma.html 

 

 

il dogma 2

 

 

 

 

 

 

 

…..Io e pochi miei discepoli, che erano venuti con me, rischiammo

di venir lapidati il giorno del nostro arrivo; essi infatti sostenevano

che io predicavo ed avevo sostenuto per iscritto l’esistenza di tre …

dei, come essi stessi erano persuasi.

Ma, appena arrivato in città, mi recai dal legato e gli consegnai la

mia opera perché la esaminasse e la giudicassero; mi dichiarai pronto

a correggermi e a espiare se avevo sostenuto qualcosa di contrario

alla fede cattolica.

Egli subito mi ordinò di consegnare la mia opera all’arcivescovo e

ai miei rivali perché mi giudicassero proprio i miei accusatori, sic-

ché si avverava contro di me il detto:

‘E i nostri nemici sono i nostri giudici’.

Quelli girarono e rigirarono tra le mani la mia opera ma non trova-

rono nulla che potessero portare durante l’udienza come prova con-

tro di me e dovettero rimandare alla fine del concilio la tanto ago-

gnata condanna del mio libro.

Ma io, ogni giorno, prima che il concilio si riunisse, discutevo pub-

blicamente tutto ciò che avevo scritto e tutti coloro che mi ascoltava-

no lodavano con grande ammirazione sia la chiarezza sia l’acume

del mio discorso.

Quando il popolo e il clero se ne accorsero, cominciarono a dire

tra loro.

‘Ecco, ora si mette a parlare in pubblico e nessuno trova niente da 

dire contro di lui. Ormai siamo alla fine del concilio che è stato

convocato, come abbiamo sentito dire, soprattutto contro di lui.

Forse che i giudici si sono accorti che sono essi a sbagliare piut-

tosto che lui?’.

Perciò i miei rivali erano ogni giorno più arrabbiati.

(Abelardo, Epistola I)

 

 

 

 

il dogma 2

 

LA GENESI (7)

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l’ordine divino

un diverso punto di vista 2

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la genesi 8

Da:

i miei libri &

Frammenti in rima

 

 

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(Ora che una parte di me è morta, giace distesa in bella mostra

di sé, con misurata e studiata ‘pratica teatrale’, i buffoni e cortigiani

si accingono a seppellire; …ora che li dovrò vedere uno ad uno,

forse anche con le lacrime agli occhi, forse…qualcuno mi verrà

anche incontro biascicando una frase di circostanza….sentite con-

doglianze, ed altra moneta pescata dal vasto repertorio che impone

un nuovo inganno… siamo….affranti.. .

Certo non li dimenticherò facilmente.

I loro ghigni accompagnati alla moneta spacciata e poi rivenduta,

le falsità, l’ingordigia, l’opulenza…le calunnie urlate e vomitate

ogni giorno ed ogni sera sotto la dimora dell’…eretica.

La secolare voglia e volontà di rovina… 

Ora si dichiarano…dispiaciuti.

Qualcuno forse…anche con le lacrime agli occhi.

Siedo attonito ora in fondo alla Chiesa e lontano miro la ricca

congrega, e ricordo quello che era mia madre.

Siedo nascosto vicino alla porta, mentre sono intenti a contarne

le ossa.

Siedo muto, ricordando che oltre ad essere buona filosofa, certo

non una gran donna, ma radicale nell’ingegno e l’oscuro intento,

nell’infinito…suo altare.

Ma l’altare ora la seppellisce di fretta, mentre qualcuno è convinto

di poter qualcosa sulla vita. Mentre qualcuno è convinto di decide-

re le sorti di ognuno.

Quel qualcuno, che oggi, di fretta, debbo prestar un minuto, forse

un’ora del mio dolore, e della mia anima inquieta, qui nel buio di

questa fossa che nomina Chiesa, si scontra con lo spirito e l’idea di

un uomo che fu un nome nella coscienza di un’anima sospesa.

Ed in fondo a questa recita che nominano Chiesa…qualcun’altro

ne raccolse il sogno mai morto di un’anima di nuovo….)

(DEDICATO A MIA MADRE  23-05-1927  18-02-2011)

 

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Ho un solo ricordo preciso del vescovo Eusebio.

Era il pomeriggio in cui decise di istruirmi personalmente sulla vita

del Nazareno.

Restammo seduti per ore in una cappella laterale della cattedrale di

Nicomedia, mentre mi interrogava.

Io mi annoiavo a morte.

Il vescovo aveva il dono di spiegare solo le cose che uno sapeva già,

lasciando avvolte dal mistero quelle che invece si vorrebbero conoscere.

Era un vecchio pallido e pesante, lento di parola e fin troppo facile da

seguire. Per distrarmi fissavo il soffitto che era a volta e diviso in quat-

tro parti, dedicate ciascuna a una stagione. Fiori e pampini, uccelli e

pesci erano intrecciati tra loro in un mosaico incantevole.

Conoscevo quel soffitto a memoria perché Gallo e io pregavamo in

quella cappella tre volte al giorno e durante quelle noiose orazioni

immaginavo sempre di avere il potere di sollevarmi nell’aria e pene-

trare in quel mondo di pavoni, palme e vitigni, un mondo d’oro scin-

tillante dove esisteva il suono dell’acqua d’oro che scorre e degli uc-

celli che cantano…e dove sicuramente non c’erano né prediche né

orazioni!

 

CameraWork1.jpg

 

Qualche anno fa, quando Nicomedia fu distrutta da un terremoto la mia

prima domanda riguardò la cattedrale: era ancora in piedi?

Mi risposero di sì, ma il tetto era crollato.

E così, oggi il magico rifugio della mia infanzia è ridotto in polvere.

Forse fissavo il soffitto con troppa insistenza, perché il vescovo a un trat-

to mi chiese:

Qual’è l’insegnamento più importante di nostro Signore?

Senza pensarci, risposi:

Non uccidere.

E poi citai rapidamente tutti i passi più importanti del Nuovo Testamento

e tutto quello che riuscivo a ricordare del Vecchio. Il vescovo non si aspet-

tava quella risposta, ma annuì con approvazione.

Hai fatto delle belle citazioni. Ma perché pensi che questo comandamento sia il

più importante?

Perché se fosse stato osservato, mio padre sarebbe ancora vivo.

Mi stupii da solo per la prontezza della mia risposta.

Il viso già solitamente pallido del vescovo si fece ancora più cinereo.

Perché dici così?

Perché è vero. L’imperatore ha ucciso mio padre (tempo fa si dichiarò capace di

questo ed altro…). Lo sanno tutti. Poi un suo caro amico ..magistrato. E credo che

ucciderà anche me, quando troverà il tempo per farlo. Una volta presa la via dell’

audacia, è difficile controllarsi.

L’imperatore è un sant’uomo, affermò severamente il vescovo, tutti si inchi-

nano e baciano il suo anello, non li vedi. Lo acclamano, lo amano, è un Giusto!

– Il mondo intero ammira la sua pietà, la sua guerra contro l’eresia, il

sostegno che dà alla vera fede.

Questo mi rese ancora più temerario.

Allora, se è un così buon cristiano, come ha potuto uccidere tanti suoi familiari?

Dopo tutto, Matteo e anche Luca non scrivono forse che…

Piccolo sciocco!

Il vescovo era furibondo.

Chi ti ha detto queste cose? Mardonio?

Fui abbastanza accorto da proteggere il mio precettore, per non costrin-

gerlo a ..dimettersi di nuovo.

No vescovo. Ma la gente parla di tutto davanti a noi. Forse pensano che non

capiamo.

E comunque è tutto vero, no?

Il vescovo aveva ripreso il controllo.

La sua risposta fu posata e cupa.

Vi basti sapere che vostro cugino l’imperatore è un uomo buono e devoto, e non

dimenticate mai che siete alla sua mercé.

…Alla fine capii soltanto che Costanzo era un cristiano devoto.

Eppure aveva ucciso la carne della sua carne e il sangue del suo sangue.

Quindi, se poteva essere allo stesso tempo un buon cristiano e un assas-

sino, allora nella sua religione e nella sua legge c’era qualcosa di sbagliato.

(Gore Vidal, Giuliano)

 

 

 

 

 

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LA GENESI (5)

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la genesi 4 &

l’ordine divino

un diverso punto di vista

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la genesi 6

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la genesi 5

 

 

 

 

 

 

 

Uno dopo l’altro, i fautori e i profeti della scienza e della tecnica

trasformarono il credo baconiano e cartesiano in un’ideologia

del dominio aggressiva, invasiva e sistematica, cioè, per usare

le parole di Leiss, in ‘un’ideologia da crociati’.

Negli scritti dell’epoca si sosteneva che il progresso delle arti

e delle scienze avrebbe instaurato il dominio dell’uomo sulla

terra. Leiss, citando Joseph Glanvill (1688), afferma che la

società di allora riteneva che:

 

Una volta che la natura fosse stata conosciuta, sarebbe stata per questo

stesso motivo sottomessa, domata e messa al servizio della vita umana.

 

Frasi simili compaiono negli scritti di quasi tutti i principali

pensatori occidentali successivi a Bacone e Cartesio.

L’espressione ‘conquista della natura’ fu così abusata da non

essere più messa in discussione e da renderla plausibile in

ogni situazione.

Leiss sostiene che dopo il XVII secolo:

 

Pochi pensatori avrebbero avvertito la necessità di analizzare cosa

potesse celarsi dietro l’espressione ‘dominio sulla natura’. Il significato

dell’espressione si era fossilizzato in seguito alla sua continua reiterazione

nell’ambito di un contesto ampliamente condiviso.

 

Per riassumere, il dominio sulla natura divenne la forza motrice

intellettuale dell’era moderna, per scienziati e tecnocrati così

come per riformatori e progressisti.

Nel XIX secolo, i seguaci del filosofo socialista francese Claude

Henri Saint-Simon fecero proprie tali idee al fine di descrivere

come l’era industriale avrebbe trasformato la società:

Lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo sta ormai tramontando.

Lo sfruttamento del pianeta e della natura è d’ora in avanti l’unico

fine dell’attività umana.

(prosegue in dialoghi con Pietro Autier)

 

 

 

 

 

la genesi 5

 

LA GENESI (2)

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la genesi &

l’ordine divino

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la genesi 3

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la genesi 2

 

 

 

 

 

 

La ‘Genesi’ è, usando le parole di Keith Thomas:

 

Il documento costitutivo dell’Antico Testamento su cui si fonda il dominio

dell’uomo sulla natura.

La ‘Genesi’ espone in maniera prodigiosa il racconto della creazione,

il mito centrale, della civiltà occidentale, da cui la maggior parte di

noi ha appreso le prime e le più fondamentali conoscenze sulla

nostra essenza e sulle nostre origini, cosa questa che accumuna

tutti i miti della creazione.

Nella fattispecie, il racconto giudaico-cristiano della creazione

afferma che nei primi quattro giorni Dio creò il cielo e la terra,

poi divise la terra dal mare e quindi creò gli alberi, le stagioni,

il sole, le stelle e la luna.

In seguito Dio creò i pesci e gli altri esseri che brulicano nelle

acque e gli uccelli alati e li benedisse dicendo loro:

 

Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli

si moltiplichino sulla terra.

Il sesto giorno, Dio creò gli animali terrestri e, a sua immagine e

somiglianza, il primo uomo e gli diede il dominio ‘sui pesci del

mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie

selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra’.

Vale la pena di sottolineare l’ordine della creazione:

Dio prima creò tutto ciò che esiste e solo dopo creò l’uomo per

porvelo al di sopra. Questa sequenza di eventi contribuisce a

rafforzare la credenza che Dio creò il mondo e gli altri viventi

a vantaggio dell’uomo.

Poi Dio benedice la nuova creatura e ordina agli uomini:

‘Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra e soggiogatela’

e, per la seconda volta, esorta l’uomo a ‘dominare sui pesci del

mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia

sulla terra’.

Quindi, dopo aver riposto per un giorno, Dio crea il Giardino

dell’Eden, dà al primo uomo il nome di Adamo e plasma Eva.

A questo punto, entra in scena il serpente che induce Eva al

peccato e a far sì che lei e Adamo disobbediscano al comando

divino cibandosi del frutto dell’albero della conoscenza del

bene e del male.

Dio, profondamente contrariato a causa della loro disobbedienza,

li caccia per sempre dal Giardino dell’Eden e relega il serpente

al livello più basso di esistenza, condannandolo a strisciare.

(J. Mason Un mondo sbagliato)

 

 

 

 

 

la genesi 2

   

UNA CESTA DI FICHI (2)

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una cesta di fichi 2

 

 

 

 

 

 

Un giorno Siddharta Gaitama, il futuro Buddha, giunse in un

bosco sacro dove troneggiava il fico degli asceti, l’Asvattha, o

Albero cosmico, ai cui piedi vi era l’altare destinato al culto

popolare degli Yaksa, le divinità della fertilità.

Dopo le offerte rituali disse: ‘Possa su questo sedile il mio

corpo seccarsi e la mia pelle, le mie ossa, la mia carne dis-

solversi. Finché non avrò raggiunto il Risveglio, tanto lungo,

tanto difficile da ottenere, non mi muoverò da qui’.

L’Albero cosmico, detto anche Bo, è il ‘Ficus religiosa’.

Alto una trentina di metri, dai suoi rami pendono le radici ae-

ree che, toccando terra, formano nuovi tronchi intorno a quel-

lo principale, sicché, dopo qualche tempo, l’albero forma da

solo un boschetto al quale i tanti tronchi conferiscono l’aspet-

to di un tempio vegetale.

Le foglie, dal lungo picciolo a forma di cuore e affilate sulla

punta, si muovono alla minima brezza. I piccoli frutti, a grup-

pi di due, sono rosso porpora.

Nei più antichi monumenti buddhisti il Buddha non è raffigu-

rato: si vede soltanto l’albero Bo che, con il ventaglio delle sue

radici sotterranee, il tronco e il fogliame esteso in larghezza, è

l’immagine del processo di illuminazione, del risveglio, del

raccoglimento e della concentrazione delle energie necessarie

alla trasformazione spirituale. 

Il sacro fico, immagine del Buddha stesso sopravvisse sino

alla fine del VI secolo quando venne distrutto dal re del Benga-

la che perseguitava i buddhisti: l’albero, tuttavia, rispuntò più

vigoroso di prima. 

Nel 1876 fu abbattuto da un temporale; ma subito cominciarono

a pullulare nuovi germogli, uno dei quali, ripiantato accanto al

trono di diamante, è diventato oggi maestoso.

Nella vita del Buddha appare un altro albero: il ‘Ficus bengalen-

sis’.

Lasciato il luogo dell’illuminazione, egli vide aprirsi di fronte a

lui uno splendido viale tracciato dagli dei e andò a sedersi sotto

l’albero Vata, il ‘Ficus bengalensis’, detto anche il fico dei baniani,

ovvero dei mercanti, perché essi sistemavano le loro bancarelle

alla sua ombra.

Sotto l’albero degli dei che lo abitavano resero omaggio a chi 

era riuscito a liberarsi. Anche il ‘Ficus bengalensis’ è maestoso e

si moltiplica grazie alle sue radici che creano un boschetto capace

di giungere fino a seicento metri di circonferenza. 

(A. Cattabiani, Florario)

 

 

 

 

 

 

una cesta di fichi 2