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i miei libri &
Frammenti in rima
(Ora che una parte di me è morta, giace distesa in bella mostra
di sé, con misurata e studiata ‘pratica teatrale’, i buffoni e cortigiani
si accingono a seppellire; …ora che li dovrò vedere uno ad uno,
forse anche con le lacrime agli occhi, forse…qualcuno mi verrà
anche incontro biascicando una frase di circostanza….sentite con-
doglianze, ed altra moneta pescata dal vasto repertorio che impone
un nuovo inganno… siamo….affranti.. .
Certo non li dimenticherò facilmente.
I loro ghigni accompagnati alla moneta spacciata e poi rivenduta,
le falsità, l’ingordigia, l’opulenza…le calunnie urlate e vomitate
ogni giorno ed ogni sera sotto la dimora dell’…eretica.
La secolare voglia e volontà di rovina…
Ora si dichiarano…dispiaciuti.
Qualcuno forse…anche con le lacrime agli occhi.
Siedo attonito ora in fondo alla Chiesa e lontano miro la ricca
congrega, e ricordo quello che era mia madre.
Siedo nascosto vicino alla porta, mentre sono intenti a contarne
le ossa.
Siedo muto, ricordando che oltre ad essere buona filosofa, certo
non una gran donna, ma radicale nell’ingegno e l’oscuro intento,
nell’infinito…suo altare.
Ma l’altare ora la seppellisce di fretta, mentre qualcuno è convinto
di poter qualcosa sulla vita. Mentre qualcuno è convinto di decide-
re le sorti di ognuno.
Quel qualcuno, che oggi, di fretta, debbo prestar un minuto, forse
un’ora del mio dolore, e della mia anima inquieta, qui nel buio di
questa fossa che nomina Chiesa, si scontra con lo spirito e l’idea di
un uomo che fu un nome nella coscienza di un’anima sospesa.
Ed in fondo a questa recita che nominano Chiesa…qualcun’altro
ne raccolse il sogno mai morto di un’anima di nuovo….)
(DEDICATO A MIA MADRE 23-05-1927 18-02-2011)
Ho un solo ricordo preciso del vescovo Eusebio.
Era il pomeriggio in cui decise di istruirmi personalmente sulla vita
del Nazareno.
Restammo seduti per ore in una cappella laterale della cattedrale di
Nicomedia, mentre mi interrogava.
Io mi annoiavo a morte.
Il vescovo aveva il dono di spiegare solo le cose che uno sapeva già,
lasciando avvolte dal mistero quelle che invece si vorrebbero conoscere.
Era un vecchio pallido e pesante, lento di parola e fin troppo facile da
seguire. Per distrarmi fissavo il soffitto che era a volta e diviso in quat-
tro parti, dedicate ciascuna a una stagione. Fiori e pampini, uccelli e
pesci erano intrecciati tra loro in un mosaico incantevole.
Conoscevo quel soffitto a memoria perché Gallo e io pregavamo in
quella cappella tre volte al giorno e durante quelle noiose orazioni
immaginavo sempre di avere il potere di sollevarmi nell’aria e pene-
trare in quel mondo di pavoni, palme e vitigni, un mondo d’oro scin-
tillante dove esisteva il suono dell’acqua d’oro che scorre e degli uc-
celli che cantano…e dove sicuramente non c’erano né prediche né
orazioni!
Qualche anno fa, quando Nicomedia fu distrutta da un terremoto la mia
prima domanda riguardò la cattedrale: era ancora in piedi?
Mi risposero di sì, ma il tetto era crollato.
E così, oggi il magico rifugio della mia infanzia è ridotto in polvere.
Forse fissavo il soffitto con troppa insistenza, perché il vescovo a un trat-
to mi chiese:
– Qual’è l’insegnamento più importante di nostro Signore?
Senza pensarci, risposi:
– Non uccidere.
E poi citai rapidamente tutti i passi più importanti del Nuovo Testamento
e tutto quello che riuscivo a ricordare del Vecchio. Il vescovo non si aspet-
tava quella risposta, ma annuì con approvazione.
– Hai fatto delle belle citazioni. Ma perché pensi che questo comandamento sia il
più importante?
– Perché se fosse stato osservato, mio padre sarebbe ancora vivo.
Mi stupii da solo per la prontezza della mia risposta.
Il viso già solitamente pallido del vescovo si fece ancora più cinereo.
– Perché dici così?
– Perché è vero. L’imperatore ha ucciso mio padre (tempo fa si dichiarò capace di
questo ed altro…). Lo sanno tutti. Poi un suo caro amico ..magistrato. E credo che
ucciderà anche me, quando troverà il tempo per farlo. Una volta presa la via dell’
audacia, è difficile controllarsi.
– L’imperatore è un sant’uomo, affermò severamente il vescovo, tutti si inchi-
nano e baciano il suo anello, non li vedi. Lo acclamano, lo amano, è un Giusto!
– Il mondo intero ammira la sua pietà, la sua guerra contro l’eresia, il
sostegno che dà alla vera fede.
Questo mi rese ancora più temerario.
– Allora, se è un così buon cristiano, come ha potuto uccidere tanti suoi familiari?
Dopo tutto, Matteo e anche Luca non scrivono forse che…
– Piccolo sciocco!
Il vescovo era furibondo.
– Chi ti ha detto queste cose? Mardonio?
Fui abbastanza accorto da proteggere il mio precettore, per non costrin-
gerlo a ..dimettersi di nuovo.
– No vescovo. Ma la gente parla di tutto davanti a noi. Forse pensano che non
capiamo.
E comunque è tutto vero, no?
Il vescovo aveva ripreso il controllo.
La sua risposta fu posata e cupa.
– Vi basti sapere che vostro cugino l’imperatore è un uomo buono e devoto, e non
dimenticate mai che siete alla sua mercé.
…Alla fine capii soltanto che Costanzo era un cristiano devoto.
Eppure aveva ucciso la carne della sua carne e il sangue del suo sangue.
Quindi, se poteva essere allo stesso tempo un buon cristiano e un assas-
sino, allora nella sua religione e nella sua legge c’era qualcosa di sbagliato.
(Gore Vidal, Giuliano)